Page de couverture de “The Woman in Cabin 10” e il fascino inquieto del superyacht.

“The Woman in Cabin 10” e il fascino inquieto del superyacht.

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🇮🇹🇺🇸 Bilingual content: Italian first, English followsC’è qualcosa di ipnotico nel modo in cui la serie The Woman in Cabin 10, prodotta da Netflix, trasforma uno yacht in un labirinto di mistero.La storia parte come un reportage di viaggio e finisce come un incubo riflesso sull’acqua.Keira Knightley interpreta Laura “Lo” Blacklock, giornalista in cerca di riscatto, invitata a bordo di un superyacht per un viaggio esclusivo tra le coste del Nord Europa. Lusso, silenzio, mare aperto. Finché, nella notte, qualcosa accade: una donna scompare — o forse no — dalla cabina accanto alla sua.Da quel momento, la linea tra realtà e paranoia si confonde, come il confine tra mare e cielo.Un set reale: il SavannahA ospitare le riprese è stato Savannah, un superyacht di 83,5 metri costruito nel 2015 da Feadship per l’imprenditore tedesco Lars Windhorst.È stata la prima imbarcazione ibrida della sua categoria, un esperimento visionario di equilibrio tra potenza e silenzio, tra ingegneria e arte del design.Le linee esterne portano la firma di De Voogt Naval Architects e CG Design, che ha curato anche gli interni: spazi continui, superfici in vetro e dettagli metallici che catturano ogni riflesso del mare.Savannah può ospitare 12 persone in sei cabine, assistite da 24 membri d’equipaggio.La sua caratteristica più iconica è la Nemo Lounge, un salone subacqueo con una grande vetrata sotto la linea di galleggiamento — un punto d’osservazione sospeso tra sogno e vertigine.Nel 2016 ha vinto il World Superyacht Award come Motor Yacht of the Year, diventando uno dei progetti più premiati di Feadship.Non sorprende che il regista Simon Stone l’abbia scelto come ambientazione per The Woman in Cabin 10: la sua eleganza quasi irreale racchiude perfettamente l’essenza del film — bellezza, isolamento, inquietudine.Non un set ricreato in studio, ma un vero gioiello di ingegneria e design, con pareti di vetro, interni che riflettono ogni movimento del mare e una lounge sommersa — la Nemo Room — che permette di osservare il mondo subacqueo da sotto la linea dell’acqua.Girare lì dentro non è stato semplice.Il team di produzione doveva muoversi con estrema cautela: non toccare nulla, non graffiare, non lasciare tracce. Ogni superficie era sacra.Il regista Simon Stone ha raccontato di aver scelto lo yacht proprio per la sua “perfezione inquietante”, per quel senso di eleganza che si trasforma facilmente in claustrofobia.Ma il titolo nasconde una curiosità.Nel romanzo di Ruth Ware da cui la serie è tratta, Cabin 10 è la cabina di una nave da crociera di lusso immaginaria, non di uno yacht.È il luogo da cui la protagonista crede di aver visto un delitto, ma che — secondo gli altri — non esiste affatto.Quando Netflix ha deciso di spostare la storia a bordo di un superyacht reale, il titolo è rimasto invariato, come un segno simbolico: Cabin 10 non indica un numero, ma uno stato mentale.È lo spazio del dubbio, dell’illusione e della paura — perfettamente coerente con l’atmosfera sospesa del Savannah.Lusso e silenzio, la combinazione perfetta per un incuboDurante le riprese nel Portland Harbour, in Inghilterra, le condizioni meteorologiche hanno reso tutto più teso: vento, pioggia, il mare che non smette mai di muoversi.Keira Knightley ha rivelato che alcuni membri del cast soffrivano il mal di mare, specialmente nella celebre room of doom, una stanza con pareti di vetro in continuo movimento.Eppure, proprio quella fragilità — il lusso che vacilla, la calma che si incrina — dà al film la sua forza visiva.Lo yacht, come in altre produzioni recenti (Triangle of Sadness, The White Lotus), non è solo uno sfondo: è un personaggio, un organismo vivo.Racconta la solitudine di chi ha tutto, l’illusione del controllo, la linea sottile tra privilegio e prigionia.La superficie e l’abissoForse è questo il vero tema di The Woman in Cabin 10: la distanza tra ciò che brilla e ciò che si nasconde sotto.Savannah è l’incarnazione di un paradosso — un’architettura perfetta che galleggia sul vuoto.Il mare non perdona chi lo guarda solo come una cornice estetica: lo costringe a fare i conti con sé stesso.In questo, la serie parla anche a noi.A chi osserva il mare non solo come un luogo, ma come uno stato mentale.A chi sa che il lusso, quando smette di essere rumore, diventa una forma di introspezione.“Il mare non è un rifugio. È uno specchio.”by Andrea Baracco(English Follows)Hai apprezzato questo articolo? Condividilo con chi potrebbe amarlo quanto te!Iscriviti a Yacht Lounge, è gratuito. Un click ti apre un mondo di racconti autentici, lontani dai soliti schemi.The Woman in Cabin 10: A Superyacht Suspense.There’s a haunting elegance to The Woman in Cabin 10, Netflix’s latest psychological thriller set aboard a superyacht that feels more like a floating dream—or a trap.What begins as a glamorous travel assignment quickly spirals into a waking nightmare. ...
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