90- I “furbetti del quartierino” e l’estate delle scalate
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Nell’Italia del 2005, un bicchiere di sciacchetrà versato a Palazzo Chigi accende una stagione di finanza d’assalto. Da quell’episodio simbolico nasce una trama unica che intreccia tre scalate solo in apparenza separate: Antonveneta, BNL e RCS–Corriere della Sera. Rientrano i capitali dello scudo fiscale: liquidità opaca, senza volto, pronta a diventare leva di controllo. Credito facile, rastrellamenti silenziosi, patti riservati, “concerti” di prestanome: la trasparenza resta scenografia. I protagonisti—Gianpiero Fiorani, Emilio Gnutti, Stefano Ricucci, Giovanni Consorte—si muovono tra salotti, Borsa e politica. L’arbitro, Bankitalia di Antonio Fazio, appare troppo vicino al gioco. Non sono solo OPA e bilanci: è la cronaca a svelare reti, linguaggi e silenzi istituzionali. Il conto arriva a risparmiatori, reputazione del mercato e fiducia nelle istituzioni. Alla fine resta una domanda: chi controlla il controllore? E quanto costa a un Paese quando la fiducia si incrina? Aumentano premio di rischio, cinismo, e si allarga il divario.