Page de couverture de Christina. Il Teatro Del Potere.

Christina. Il Teatro Del Potere.

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Prologo: La dimensione dell’impossibileNovantanove metri di acciaio, teak e ambizione nel 1954 non erano semplicemente “grandi”. Erano un’anomalia. Erano una provocazione fisica alla scala umana del lusso.Quando il Christina solcava il Mediterraneo, gli altri yacht sembravano tender da diporto. Era come portare un teatro dell’opera in mezzo al mare — e infatti, era esattamente quello che era.Ma il vero genio non stava nelle dimensioni. Stava in ciò che quelle dimensioni permettevano.I. Il laboratorio sociale: dove le gerarchie si dissolvevanoA terra, esistono protocolli. Sale separate per capi di Stato, tavoli riservati per industriali, zone blindate per teste coronate.Sul Christina, tutto questo collassava.Winston Churchill beveva ouzo con marinai greci.Maria Callas cantava mentre Greta Garbo fumava in silenzio nell’angolo.John Kennedy ascoltava aneddoti di guerra mentre Jackie prendeva il sole con gli altri ospiti.Frank Sinatra e Marilyn Monroe si mescolavano a magnati del petrolio.Non era democrazia. Era un esperimento controllato di prossimità forzata.Novantanove metri sono abbastanza grandi da ospitare il potere, ma abbastanza piccoli da impedire la fuga. A bordo, non esistevano uscite di sicurezza sociali. Dovevi restare, interagire, negoziare la tua presenza.Il paradosso della distanzaLo yacht era lontano dalla terraferma, quindi lontano da giornalisti, da cronache ufficiali, da verbali.Ma proprio per questo diventava il luogo dove accadevano le cose vere:* Gli accordi che non potevano essere firmati in un ufficio* Le alleanze che non potevano essere fotografate* Le conversazioni che non sarebbero mai finite in un memorandumEra il backstage del XX secolo. E Onassis ne era il custode.II. La corte galleggiante: Onassis come regista invisibileAristotele Onassis non era un armatore. Era un direttore di casting della storia.Sapeva chi far salire a bordo, quando, e con chi. Ogni invito era una mossa. Ogni cena, una scacchiera.La drammaturgia del bar della balenaIl leggendario Ari’s Bar — con i tavolini illuminati che mostravano la storia della navigazione, i famosi sgabelli ricoperti in pelle di balena, l’atmosfera da confessionale del potere — non era kitsch. Era teatro puro.Quel bar diceva: “Qui le regole normali non valgono”.E infatti:* Churchill vi passava ore, bicchiere in mano, a raccontare la guerra con una franchezza che non avrebbe mai avuto a Downing Street. Tra il 1958 e il 1965 tornò otto volte — era l’unico ospite per cui Onassis cedeva la sua suite.* JFK e Churchill si incontrarono per la prima volta proprio lì, nel 1958. Jackie scherzò che Churchill aveva scambiato Kennedy per un cameriere per via della sua giacca bianca da sera.* Richard Burton ed Elizabeth Taylor vi trascorrevano serate davanti al camino del salone Lapis, trasformando ogni weekend in un dramma privato.Non era ospitalità. Era regia.Il potere di chi controlla lo spazioOnassis aveva capito una cosa fondamentale: chi controlla l’ambiente, controlla la conversazione.A terra, un capo di Stato può sempre andarsene, un magnate può sempre chiamare il suo ufficio, un’attrice può sempre ritirarsi in camerino.Sul Christina, l’unica via d’uscita era il mare. E Onassis era il capitano.III. Il ribaltamento dei rapporti di forzaEsiste un momento, a bordo di uno yacht, in cui il passeggero più potente del mondo si rende conto di una cosa:Non è più lui a comandare.Churchill, l’ospite ricorrenteWinston Churchill — l’uomo che aveva guidato un impero in guerra — saliva sul Christina e diventava... un ospite.Non nel senso formale, ma in quello psicologico.Dipendeva da Onassis per il tragitto, per la rotta, per il menu, per la compagnia. E in quella dipendenza simbolica si creava una relazione inedita: il magnate greco che offriva protezione (narrativa, scenica, sociale) al leone britannico.Churchill non aveva bisogno dello yacht. Ma voleva quel mondo. Voleva quel senso di sospensione. Voleva quella libertà di essere semplicemente Winston, senza dover essere Churchill.La biblioteca dello yacht porta ancora oggi il suo nome, in onore di quelle ore passate a leggere e dormire tra i libri, lontano dai riflettori.Kennedy: il futuro presidente in provaQuando John F. Kennedy salì sul Christina — ancora senatore, ancora in ascesa — non stava solo facendo una crociera.Stava entrando in un’altra orbita sociale. Stava venendo osservato, valutato, presentato.Nel 1959, durante il secondo incontro con Churchill (questa volta su richiesta dell’anziano statista), Kennedy parlò delle sue ambizioni presidenziali e del problema della sua fede cattolica. Churchill rispose: “Se questo è l’unico problema, puoi sempre cambiare religione e restare comunque un buon cristiano” — provocando una risata di Kennedy.Onassis sapeva che quel giovane democratico americano poteva diventare qualcosa. E lo mise in scena. Lo fece interagire con industriali europei, con intellettuali, con vecchi lupi ...
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