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Page de couverture de Ep. 85: Guido Saracco – Torino, università e la cultura che costruisce fiducia

Ep. 85: Guido Saracco – Torino, università e la cultura che costruisce fiducia

Ep. 85: Guido Saracco – Torino, università e la cultura che costruisce fiducia

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Torino funziona quando sovrappone mappe: accademia, impresa, teatri, musei, media. Con Guido Saracco questa logica diventa metodo. Scienziato, ex rettore riformatore, oggi curatore che tratta la cultura come infrastruttura civica. “Da rettore mi sono trovato di fronte alla necessità di cambiare: il mondo corre, siamo nell’era dell’incertezza.” Il cambiamento non è solo contenuti, è metodo: didattiche attive, interdisciplinarità, contatto con problemi reali.Il punto non è “spiegare la tecnologia” dall’alto, ma metterla in scena in contesti che generano comprensione e fiducia. Così nasce il Festival della Tecnologia (2019) e poi Biennale Tecnologia, che ad aprile 2026 porterà in città un percorso sull’IA e il rapporto con l’umano, con mostre e collaborazioni tra istituzioni. Non un evento-isola, ma una filiera che intreccia linguaggi: mostre, incontri, produzioni, scuole.Accanto alla Biennale, Saracco spinge Prometeo – Tech Cultures: l’università che produce cultura insieme ai professionisti del settore. “Coltiviamo scienza e tecnologia con la ricerca, le insegniamo e adesso facciamo cultura per alzare la consapevolezza.” In pipeline cinque opere teatrali e due cinematografiche con esiti anche televisivi; partner come Teatro Stabile, TPE, Teatro Astra, artisti come Marco Paolini. Non vetrine, ma dispositivi che rendono i temi complessi più agibili, là dove spesso dominano ansia e polarizzazione.Questa visione nasce da una riforma profonda della formazione. Con Grandi Sfide al secondo anno, tecnologi e umanisti lavorano insieme; una scuola interna di pedagogia aggiorna i docenti su attenzione ed emozione nell’era del bombardamento informativo. L’ingegnere che immagina non è solo progettista: legge gli effetti sociali non intenzionali della tecnologia e lavora in team multidisciplinari. Il suo percorso personale lo conferma: dalla chimica (CO₂ come materia prima) ai libri “Chimica Verde 5.0” e “Tecnosofia” con Maurizio Ferraris, la traiettoria è ibridare saperi per governare le transizioni.L’intelligenza artificiale è il banco di prova. Opportunità di potenziamento dell’umano, ma anche rischio di concentrazione del potere e perdita di libero arbitrio. Qui Saracco propone una “slow artificial intelligence”: non un modello onnisciente, ma un alleato personale, in mano all’utente, che cresce con lui, con poche allucinazioni e conoscenza aderente ai percorsi reali. È il cuore del nuovo libro “Alleati digitali. La nostra IA personale”. “Non abbiamo bisogno di un LLM che sappia tutto, ma di una buona logica e di un patrimonio cognitivo utile.”Tecnologia come infrastruttura sociale significa anche guardare alla generazione della cura: figli disorientati, genitori più longevi, risorse scarse. “La tecnologia può aiutare, ma non sostituire la relazione.” Robotica di assistenza, telemedicina, strumenti che sostengano l’umano senza togliergli scena.Il disegno culturale si appoggia su luoghi concreti: l’accordo con l’Accademia delle Scienze e uno studio televisivo sul tetto del palazzo (con led wall e dotazioni professionali) pensato come risorsa aperta per la città. “Si chiama terza missione: portare contenuti seri che diano conforto, consapevolezza e fiducia nella scienza e nella tecnologia.”Resta un tratto umano che tiene insieme tutto: disciplina, equilibrio, lavoro su di sé come parte della stessa pedagogia che chiede a istituzioni e cittadini. La riforma della didattica, la produzione culturale, l’ibridazione dei linguaggi hanno una premessa comune: creare condizioni affinché la tecnologia sia scelta, non subita.

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