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Il parto anonimo, la breccia aperta dalla Consulta ancora non è stata chiusa dal Parlamento

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Il Diritto a Conoscere le Proprie Origini: Una Battaglia Giuridica Ancora Aperta La svolta del 2013: quando l'anonimato assoluto diventa incostituzionale L'Italia ha vissuto una rivoluzione silenziosa nel campo dei diritti della persona. Nel 2013, la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale l'anonimato materno assoluto e irreversibile, aprendo una breccia in un sistema che per decenni aveva privilegiato la protezione della madre a discapito del diritto del figlio a conoscere le proprie origini. La sentenza 278/2013 segna uno spartiacque: non più un segreto cristallizzato nel tempo, ma la possibilità per il giudice di interpellare la madre biologica che aveva scelto l'anonimato, verificando se tale volontà persiste ancora dopo anni. Il caso che ha cambiato tutto Dietro questa rivoluzione giuridica c'è la storia di R.M., una donna che ha scoperto di essere stata adottata solo durante la propria separazione matrimoniale. La mancanza di informazioni sulle proprie origini le aveva impedito di avere un quadro medico completo, ostacolando diagnosi e cure per patologie che avrebbero richiesto un'anamnesi familiare. Il limbo legislativo: undici anni di attesa Nonostante la chiara indicazione della Consulta, il legislatore italiano non è ancora intervenuto. Dal 2015 si sono susseguiti diversi disegni di legge - tutti rimasti lettera morta - mentre i tribunali si arrangiano con "mini-protocolli" interni per applicare la sentenza costituzionale. Le domande che restano aperte Il testo solleva interrogativi cruciali per il futuro:
  • Come tutelare chi cerca le proprie origini per motivi di salute, quando malattie genetiche potrebbero essere curate attraverso la mappatura genetica?
  • Come superare le discriminazioni che colpiscono gli ex malati oncologici nell'accesso ai servizi bancari e assicurativi?
  • Perché il legislatore continua a ignorare diritti fondamentali della persona?
Un diritto europeo in evoluzione La questione non è solo italiana. La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia nel caso Godelli (2012) per l'assenza di meccanismi di bilanciamento, mentre in Francia ha recentemente escluso violazioni dell'articolo 8 della Convenzione. Il quadro che emerge è quello di un diritto in continua evoluzione, dove il bilanciamento tra anonimato materno e ricerca delle origini resta una sfida aperta, in attesa che il legislatore esca dal suo lungo sonno. Un'analisi approfondita di Pasquale Giustiniani che fotografa lo stato dell'arte di una questione destinata a influenzare migliaia di vite e che tocca il cuore stesso dei diritti della persona nel XXI secolo.
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