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Ragionare o sragionare?

Ragionare o sragionare?

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Da Rameau a Mozart, con l’emergere di concezioni illuministe che privilegiano la ragione umana come fondamento della società civile, la risata comincia a essere rappresentata nell’opera come un fenomeno al limite tra ragione e sragionamento, tra il parlare bene e lo sparlare, tra l’uso proprio e improprio del pensiero e linguaggio. Dall’Aria della Follìa nel Platée, all’Aria della regina della notte de Il Flauto Magico, la follìa tende ad assumere sembianze femminee e ridenti, ma con versanti crescentemente violenti e spaventosi. Ma non finisce qui. In ambito teatrale, la risata significa anche il gioco, da parte dei personaggi, con la relazione tra sembianze ed essenze, e tra convenzione sociale e desiderio. Sia il Don Giovanni, con la sua riflessione sul libertino e i limiti morali e sociali della sua libertà, e ancor di più, il Così fan tutte, con le sue farse, i suoi esperimenti sociali, e i suoi costumi orientalisti, ci offrono la risata al momento preciso in cui qualcuno o qualcosa viene smascherato.

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