Aaah, il tempismo. Il fantomatico "momento giusto": quella strana cosa che sembra guidare tutto, ma di cui spesso ti accorgi solo dopo, quando ormai è passato. E più ci pensi, più capisci che il momento giusto non è un attimo perfetto, è quello che scegli tu, quando smetti di aspettarlo.

C’è un momento in cui ti accorgi che non è più come prima. Le giornate volano, e nel frattempo cambiano le cose, cambiamo noi. Gli amici si incastrano nei ritagli di tempo, e le priorità si riscrivono, un po’ da sole e un po’ da quello che cerchiamo noi. È solo la vita che si muove. E forse crescere è anche questo.

Ci proviamo tutti, in un modo o nell’altro. C’è sempre quel desiderio silenzioso di lasciare un segno, in un ricordo, in un gesto, in una parola, in una persona. E forse non serve cambiare il mondo, basta restare un po' nella memoria di chi ci ha incrociato.

La felicità. Tutti ne parlano, pochi sanno davvero cosa sia. A volte pensi di averla trovata da solo, altre capisci che passa anche dagli altri. Forse non si conquista, forse si incrocia. Forse non è una formula, ma un equilibrio che cambia ogni volta, e riconoscerla è già un po' averla.

A volte bastano poche parole per sentirsi messi in discussione. Critiche e provocazioni arrivano quando meno te l’aspetti, e quasi sempre da chi non ti aspetti. Eppure imparare a riderci su, anche di se stessi, è l’arma più potente. L’autoironia non è solo leggerezza: è sopravvivenza.

Ti siedi, guardi la pagina bianca e niente, il cervello va in stand-by. Le parole non arrivano, o arrivano tutte insieme ma non suonano mai giuste. Ma forse non è un blocco: è solo paura di non essere abbastanza. Finché non scrivi lo stesso, e scopri che andava bene così.

Prima di ogni salto c’è sempre un attimo di silenzio: quello in cui la paura parla più forte di tutto. Ma è solo quando smetti di ascoltarla che capisci quanto serviva davvero fare quel passo.

Capita: pensi di scherzare, di giocare, un gesto che voleva essere niente e invece pesa più del previsto. È proprio lì che ti accorgi di quanto siano sottili i confini tra ridere insieme e fare male a qualcuno, tra un gesto innocente e una ferita involontaria.