OFFRE D'UNE DURÉE LIMITÉE. Obtenez 3 mois à 0,99 $/mois. Profiter de l'offre.
Page de couverture de Vescovi bevitori nei Sermoni di Cesario di Arles

Vescovi bevitori nei Sermoni di Cesario di Arles

Vescovi bevitori nei Sermoni di Cesario di Arles

Écouter gratuitement

Voir les détails du balado

À propos de cet audio

Vescovi Bevitori: Il vino, il vizio e la voce di Cesario di Arles
Arles, V secolo dopo Cristo. La "Piccola Roma di Gallia" è una città fiorente che esporta vino, olio e grano in tutto l'impero. I suoi vigneti producono rossi pregiati destinati alle élite e vini ordinari per lavoratori e schiavi. Ma dietro questo successo commerciale si nasconde un problema che scuoterà la Chiesa del tardo impero: l'ubriachezza dilagante tra il clero. In questo episodio del Giustiniani Report esploriamo i Sermoni di Cesario di Arles, vescovo, monaco e riformatore che dedicò la sua predicazione a combattere quello che definiva un "veleno del diavolo" sempre più diffuso: il vizio del bere smodato, particolarmente tra vescovi e chierici di alto rango. Cesario non usa mezzi termini. Nei suoi Sermoni 46 e 47 denuncia vescovi che organizzano conviti sontuosi invece di predicare, sottraendo denaro ai poveri per allestire banchetti che durano fino all'alba. Descrive chierici che costringono gli ospiti a bere "in nome di santi e angeli", prelati che arrivano al vomito e devono essere portati a letto da altri, pastori più interessati alla gestione dei vigneti che alla cura delle anime. Attraverso un linguaggio volutamente "terra terra" – adatto ai contadini e ai poveri del suo greggio – Cesario usa immagini vivide e brutali: paragona gli ubriachi a "cloache maleodoranti", descrive corpi traballanti e occhi annebbiati, denuncia la pratica di mangiare cibi eccessivamente salati solo per poter bere quantità smodate di vino. Ma c'è di più. Cesario colloca l'ebrietas – l'ubriachezza abituale – accanto ai peccati più gravi, citando San Paolo: "Né gli ubriaconi erediteranno il regno di Dio". Il Concilio di Agde del 506, che egli stesso presiede, vieta esplicitamente l'ubriachezza ai chierici, prevedendo scomunica o pene corporali. Questo episodio ci porta nella Arles del V-VI secolo, città dei due fiumi attraversata da invasioni barbariche, guerre tra Franchi e Goti, dominazioni di Visigoti, Burgundi e Ostrogoti. È qui, tra le necropoli degli Alyscamps – gli stessi campi che Van Gogh dipingerà secoli dopo – che Cesario combatte la sua battaglia morale. Scopriremo come il monachesimo occidentale, a differenza di quello orientale, sia stato più "possibilista" sull'uso del vino, ereditando i topoi biblici della vite e dei tralci. Vedremo come Agostino d'Ippona – di cui Cesario fu il principale divulgatore nelle Gallie – bevesse vino a tutti i pasti e come la sua regola monastica prevedesse vino "per chi vuole" nel fine settimana. Ma soprattutto, attraverso le parole di questo vescovo dimenticato e riscoperto, comprenderemo come i concetti fondamentali della teologia classica siano passati al Medioevo, come l'etica dell'alimentazione si intrecciasse con la teologia morale, e come problemi sorprendentemente attuali – l'abuso di sostanze, la corruzione del clero, il conflitto tra ricchezza terrena e povertà spirituale – affliggessero già la Chiesa tardo-antica. Un viaggio affascinante nella storia del vino, della Chiesa e dei costumi di un'epoca di transizione, dove il calice eucaristico poteva trasformarsi in calice dell'eccesso.
Pas encore de commentaire