Sport Climbing

Unabridged selections from George Mallory's collected writings on his mountaineering - and his motivations. Famously impelled to climb Mount Everest simply because it was there, Mallory made three attempts to be the first to reach its summit, and perished on the third. His writing reveals the emotional life of the mountaineer. With eloquence, Mallory captures the struggles and the rewards involved, the climber's sense of triumph, and experiences of staggering beauty.

In the 1960's, California's Yosemite Valley was the center of the rock-climbing universe. Young nonconformists—many of them the finest rock climbers in the world—channeled their energy toward the largely untouched walls and cracks. Soon climbers from around the globe were coming to Camp 4—gathering spot for the creators of the Golden Age of Yosemite climbing—to see what all the fuss was about.

For famed cinematographer, adventurer, and mountaineer David Breashears, the terrifying experiences on Mount Everest during the deadly 1996 season became the defining moment of his life. By 1995, Breashears had already twice reached Mt. Everest's summit. Then he faced the greatest challenge of his life: to scale the 29,028-foot peak while hauling a giant IMAX camera to film the documentary Everest.

Through the seventies and into the mid-eighties, a cohort of young climbers challenged the siege mentality of their seniors on high mountains in the Greater Ranges with fast moving, lightweight expeditions run on a shoestring. Brian Hall was one of them and, in High Risk, he describes their daring adventures and the counterculture they lived within, their rivalries and relationships, and the terrible price many of them paid.

つらくなくても、高い山でなくても「フラット登山」だから出合える景色がある！ロングトレイルほど求道的ではなく、かといって山頂を目指す登山でもなく、かといって散歩ほどゆるく短い歩行ではない。

In Crisis on Mount Hood, author and emergency room doctor Christopher Van Tilburg looks at the history of America's oldest all-volunteer mountain rescue team, the Hood River Crag Rats, and his own three-decade commitment to search and rescue. Centered on Oregon's iconic 11,249-foot-high Mount Hood, considered by many to be the world's most-climbed glaciated peak, this dramatic narrative leads listeners through a century of life-and-death challenges.

Joe Simpson, with just his partner Simon Yates, tackled the unclimbed west face of the remote 21,000 foot Siula Grande in the Peruvian Andes in June of 1995. But before they reached the summit, disaster struck. A few days later, Simon staggered into base camp, exhausted and frostbitten, to tell their non-climbing companion that Joe was dead.

Kurtyka: The Art of Freedom won the Banff Mountain Book Competition and National Outdoor Book Awards in 2017. It's the first biography of Wojciech Kurtyka - a famous Himalayan mountaineer and laureate of the Piolet d'Or for the sum of his climbing accomplishments. His ascent of Gasherbrum IV's Shining Wall was considered one of the most important achievements of mountaineering in the 20th century. This book will appeal to both climbing aficionados and all of the listeners who are dreaming about mountain landscape and longing to touch the sky.

Bayern hat die Zugspitze, Hessen die Wasserkuppe, aber hat Hamburg einen höchsten Berg? Ja, und zwar den Hasselbrack, 116,2 Meter hoch! Der Radiomoderator und Journalist Achim Bogdahn hat sich auf eine Reise quer durch Deutschland gemacht und die höchsten Berge aller 16 Bundesländer erklommen. Begleitet wird er auf seinen Wanderungen von bekannten Persönlichkeiten aus der jeweiligen Region, darunter Margot Käßmann, Rocko Schamoni und Manuel Andrack.

"Non è una punta, ma una massa prodigiosa. Il lungo braccio della Cresta Nord-ovest, con i suoi speroni secondari, sembra la cattedrale di Winchester dopo una nevicata." George Leigh Mallory, 1921. È l'Everest: sui suoi pendii da un secolo si cimentano i migliori alpinisti del mondo, da Eric Shipton a Reinhold Messner, da Edmund Hillary a Krzysztof Wielicki, Anatolij Boukreev, Doug Scott, Simone Moro e Alex Txikon. Ma anche avventurieri, topografi, sognatori, scienziati e figure eccezionali come quelle degli sherpa.

I ghiacciai e le vette del Monte Bianco, le sue pareti di granito e le sue creste di neve dove s’incontrano Italia, Francia e Svizzera, formano paesaggi di straordinario fascino. La prima ascensione ai 4810 metri della cima è stata compiuta nel 1786 da Jacques Balmat e Michel-Gabriel Paccard. Da allora, uomini e donne d’avventura come Edward Whymper e Albert Frederick Mummery, Giusto Gervasutti e Walter Bonatti, Christophe Profit, Catherine Destivelle e tanti altri hanno compiuto imprese straordinarie. Il libro racconta le loro speranze, i loro trionfi, le tragedie che hanno segnato questi due secoli e mezzo.

Reinhold Messner, oltre che grande scalatore, è anche un attento e impegnato comunicatore del mondo dell'alpinismo, consapevole che la grande sfida, oggi, più che nelle altezze e nei record, sta nel rispetto della montagna e nello spirito con cui la si vive. Nella grande impresa, l'anima di un luogo e il confronto sincero, autentico con se stessi contano di più della bandierina su una vetta. Nella rubrica che tiene periodicamente su "La Gazzetta dello Sport", Messner ha raccontato i protagonisti e gioito dei traguardi dell'alpinismo contemporaneo.

Quando nel 1961 pubblica Le mie montagne, il suo primo libro, Walter Bonatti ha da rac- contare oltre un decennio di imprese impossibili, trionfi e sofferenze: dalla scalata sullo sperone Walker (a 19 anni) all’odissea sul Pilone Centrale, passando per il Grand Capucin, il Dru e la fatidica notte all’addiaccio sul K2. Se questo libro segnerà una svolta nella sua vita, sarà anche per il riaccendersi delle braci che covavano proprio sotto la memoria di quell’episodio.

Denne bog, skrevet af en dansk bjergbestiger, beretter om menneskets utrættelige stræben efter at komme til tops. Onsdag den 14. december 2005 kl. 22.30 nåede den danske bjergbestiger Søren Gudmann toppen af bjerget Vinson på Antarktis. Det var 193 dage efter at han havde stået på toppen af Mount Everest i Himalaya. På godt seks måneder havde han besteget det højeste bjerg på hvert af jordens syv kontinenter. Og var dermed blevet den første dansker, der havde taget de syv tinder.

In the late 1960s, MacInnes led the Glencoe Mountain Rescue team and together they developed innovative techniques and equipment in order to save lives - often risking their own in the process - whether night or day, and always at a moment’s notice. He was a central figure in the rescue during the 1963 New Year tragedy in the Cuillins on the Isle of Skye, and led groundbreaking rescues on Buichaille Etive Mor, Ben Nevis, Bidean nam Bian and many other legendary Scottish mountains.

Simone Moro ripercorre vent'anni di spedizioni in Himalaya senza nascondere nulla, né le grandi soddisfazioni né le difficoltà e le rinunce. Il suo è un lungo viaggio di avvicinamento, dalle Alpi bergamasche fino in cima al sogno di raggiungere la vetta più alta della Terra. L'Everest per Simone non è solo una vetta da raggiungere, è la ragione per cui vale la pena di crescere, di camminare dal campo base alla cima, attraverso crepacci, successi, bufere improvvise, momenti di sconforto, incontri con amici veri e persone di cui è meglio non fidarsi.

At dusk on 24 September 1975, Doug Scott and Dougal Haston became the first Britons to reach the summit of Everest as lead climbers on Chris Bonington's epic expedition to the mountain's immense south-west face. As darkness fell, Scott and Haston scraped a small cave in the snow 100 metres below the summit and survived the highest bivouac ever - without bottled oxygen, sleeping bags and, as it turned out, frostbite.

Le montagne esistono perché noi possiamo scalarle, possiamo camminarci, possiamo sciarci? Ha senso, in un ecosistema così fragile, perseguire un modello di sviluppo fondato sulla crescita, sull’aumento anno dopo anno di turisti e di impianti? Perché altre culture, dall’Himalaya alle Ande, hanno immaginato l’esistenza di montagne sacre, luoghi da cui l’uomo dovesse restare lontano? Cosa ci insegna questa idea di limite? Se sulle carte geografiche non esistono più spazi bianchi e inesplorati, in montagna non esistono più vette inviolate, in particolare sulle Alpi.

北アルプスの最奥部・黒部原流域のフロンティアとして、長く山小屋(三俣山荘、雲ノ平山荘、水晶小屋、湯俣山荘)の経営に携わってきた伊藤正一と、遠山富士弥、遠山林平、鬼窪善一郎、倉繁勝太郎ら…

"È una lotta veramente disperata la nostra, fra la realtà e noi stessi, ma alla fine siamo noi a vincere e alle 12:30 esatte le nostre bandierine sventolano o meglio sbattono al vento burrascoso della vetta. Siamo sulla punta massima del GIV a 7980 metri di quota". Così Walter Bonatti rievoca la conquista del Gasherbrum IV da parte della spedizione italiana il 6 agosto del 1958. Un’epica impresa tra le nevi perenni del Karakorum, diversa da tutte le altre, compiuta su una via che nessuno mai più ripeterà nei successivi sessant’anni.