Page de couverture de Diritto dell'Immigrazione

Diritto dell'Immigrazione

Diritto dell'Immigrazione

Auteur(s): Avv. Fabio Loscerbo
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À propos de cet audio

1) divulgazione dei principi fondamentali in materia di diritto dell’immigrazione e tutela dello straniero nel sistema giuridico italiano, comunitario ed internazionale
2) la normativa in materia di Diritto dell'Immigrazione
3) la Giurisprudensa più recente
4) le prassi delle Questure
5) prospettive di riforma del Diritto dell'ImmigrazioneCopyright Avv. Fabio Loscerbo
Politique
Épisodes
  • Protección complementaria y derecho a la vida privada_ sentencia del Tribunal de Bolonia de 12 de diciembre de 2025
    Dec 20 2025
    Protección complementaria y derecho a la vida privada: sentencia del Tribunal de Bolonia de 12 de diciembre de 2025, registro general 13822 de 2025 Buenos días, soy el abogado Fabio Loscerbo y este es un nuevo episodio del pódcast Derecho de la Inmigración. En este episodio analizamos una sentencia particularmente relevante del Tribunale Ordinario di Bologna, dictada el 12 de diciembre de 2025 e inscrita bajo el registro general 13822 de 2025, que aborda de manera clara y estructurada la cuestión de la protección complementaria basada en el derecho al respeto de la vida privada y familiar, conforme al artículo 19 del Texto Único de Inmigración italiano. El caso se refiere a una ciudadana extranjera que llevaba muchos años residiendo en Italia y que había construido una vida ya sólidamente arraigada en el país. La autoridad policial había denegado la solicitud de protección complementaria, apoyándose en el dictamen desfavorable de la Comisión Territorial y considerando insuficientemente acreditado el nivel de integración social. El Tribunal de Bolonia, con la sentencia de 12 de diciembre de 2025, estimó el recurso y reafirmó principios jurídicos que deberían estar ya consolidados, pero que en la práctica administrativa continúan siendo ignorados. El Tribunal aclara, ante todo, que la protección complementaria no exige la prueba de un riesgo de persecución ni de tratos inhumanos o degradantes. El núcleo de la valoración es distinto: consiste en verificar si la expulsión del territorio nacional puede comportar una violación concreta del derecho a la vida privada y familiar. Un derecho que no se limita a los vínculos familiares en sentido estricto, sino que abarca el conjunto de relaciones sociales, afectivas y laborales que una persona ha construido a lo largo del tiempo. En el caso examinado, el Tribunal valoró una serie de elementos fácticos muy concretos: la prolongada permanencia en Italia, la presencia estable del núcleo familiar, la escolarización de los hijos, la actividad laboral, aunque de carácter estacional y no continuo, y la autonomía habitacional. Considerados en su conjunto, estos elementos configuran un proyecto de vida real y estructurado, que no puede ser sacrificado mediante valoraciones abstractas o meramente formales. Un aspecto central de la sentencia es el principio de proporcionalidad. El Tribunal de Bolonia recuerda que la expulsión de una persona ya integrada solo puede justificarse cuando existan razones concretas y actuales de seguridad nacional u orden público. En ausencia de tales razones, el desarraigo del contexto vital construido en Italia se traduce en una restricción injustificada de los derechos fundamentales, en contraste con el artículo 8 del Convenio Europeo de Derechos Humanos. La decisión también se detiene en el concepto de integración, precisando que no debe entenderse como un resultado ideal o total. No se exige una integración plena, irreversible o definitiva. Basta con demostrar un esfuerzo apreciable de inserción en la realidad social italiana, a través del trabajo, la participación en la vida familiar y social y la creación de relaciones estables. Se trata de una interpretación realista, coherente con la función misma de la protección complementaria, concebida para tutelar situaciones humanas concretas y no modelos teóricos. De especial relevancia es asimismo la referencia al régimen transitorio. El Tribunal reitera que, al haberse presentado la solicitud antes de la entrada en vigor del denominado Decreto Cutro, sigue siendo aplicable la normativa anterior. En consecuencia, se reconoce el derecho a un permiso de residencia con una duración de dos años, que permite trabajar, es renovable y puede convertirse en un permiso de residencia por motivos laborales. Este aspecto, a menudo ignorado en la práctica administrativa, resulta decisivo en la vida cotidiana de las personas afectadas. La sentencia del Tribunal de Bolonia de 12 de diciembre de 2025, registro general 13822 de 2025, se inscribe en una línea jurisprudencial ya consolidada y confirma que la protección complementaria no es una concesión discrecional de la Administración, sino un auténtico derecho subjetivo cuando concurren los requisitos previstos por la ley. Explicar y difundir estas decisiones es esencial, porque solo a través de una correcta aplicación de las normas y de un uso adecuado de la jurisprudencia puede garantizarse un equilibrio justo entre el ejercicio del poder estatal y la tutela efectiva de los derechos fundamentales. Gracias por la escucha y hasta el próximo episodio de Derecho de la Inmigración.
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    5 min
  • Protezione complementare e diritto alla vita privata_ il Tribunale di Bologna ribadisce i limiti al potere di espulsione
    Dec 20 2025
    Protezione complementare e diritto alla vita privata: sentenza Tribunale di Bologna 12 dicembre 2025, ruolo generale 13822 del 2025 Buongiorno, sono l’Avvocato Fabio Loscerbo e questo è un nuovo episodio del podcast Diritto dell’Immigrazione. In questa puntata analizziamo una sentenza particolarmente rilevante del Tribunale Ordinario di Bologna, pronunciata il 12 dicembre 2025 e iscritta al ruolo generale 13822 del 2025, che affronta in modo chiaro e strutturato il tema della protezione complementare fondata sul diritto al rispetto della vita privata e familiare, ai sensi dell’articolo 19 del Testo Unico Immigrazione. La vicenda riguarda una cittadina straniera presente in Italia da diversi anni, con un percorso di vita ormai stabilmente radicato nel territorio nazionale. La Questura aveva rigettato la richiesta di protezione complementare, richiamando il parere sfavorevole della Commissione territoriale e ritenendo non sufficientemente dimostrato il livello di integrazione sociale. Il Tribunale di Bologna, con la decisione del 12 dicembre 2025, ha invece accolto il ricorso, affermando principi di diritto che dovrebbero essere ormai acquisiti, ma che nella prassi amministrativa continuano a essere spesso disattesi. Il Collegio chiarisce innanzitutto che la protezione complementare non richiede l’accertamento di un rischio di persecuzione né di trattamenti inumani o degradanti. Il fulcro della valutazione è diverso e si concentra sulla verifica del possibile pregiudizio che deriverebbe dall’allontanamento dal territorio nazionale, qualora esso comporti una violazione concreta del diritto alla vita privata e familiare. Un diritto che non si esaurisce nei legami familiari in senso stretto, ma comprende l’insieme delle relazioni sociali, affettive e lavorative che una persona ha costruito nel tempo. Nel caso esaminato, il Tribunale ha valorizzato una serie di elementi fattuali molto concreti: la lunga permanenza in Italia, la presenza stabile del nucleo familiare, la frequenza scolastica dei figli, l’attività lavorativa, anche se caratterizzata da discontinuità stagionale, e l’autonomia abitativa. Tutti questi elementi, considerati nel loro complesso, delineano un progetto di vita reale e strutturato, che non può essere sacrificato sulla base di valutazioni astratte o meramente formali. Un passaggio centrale della sentenza riguarda il principio di proporzionalità. Il Tribunale di Bologna ricorda che l’allontanamento di una persona già integrata è legittimo solo se giustificato da concrete esigenze di sicurezza nazionale o di ordine e sicurezza pubblica. In assenza di tali presupposti, lo sradicamento dal contesto di vita costruito in Italia si traduce in una compressione ingiustificata dei diritti fondamentali, in contrasto con l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La decisione affronta anche il tema dell’integrazione, chiarendo che essa non deve essere intesa come un risultato ideale o totale. Non è richiesto un inserimento pieno, irreversibile o definitivo. È sufficiente un apprezzabile sforzo di inserimento nella realtà sociale italiana, dimostrabile attraverso il lavoro, la partecipazione alla vita familiare e sociale, e la costruzione di relazioni stabili. Una lettura realistica, coerente con la funzione stessa della protezione complementare, che nasce per tutelare situazioni umane concrete. Di particolare rilievo è anche il richiamo al regime transitorio. Il Tribunale ribadisce che, trattandosi di una domanda presentata prima dell’entrata in vigore del cosiddetto Decreto Cutro, continua ad applicarsi la disciplina previgente. Ne consegue il riconoscimento di un permesso di soggiorno di durata biennale, che consente lo svolgimento di attività lavorativa, è rinnovabile ed è convertibile in permesso per motivi di lavoro. Un profilo spesso ignorato nella prassi amministrativa, ma determinante nella vita delle persone coinvolte. La sentenza del Tribunale di Bologna del 12 dicembre 2025, ruolo generale 13822 del 2025, si inserisce in un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato e conferma che la protezione complementare non è una concessione discrezionale dell’Amministrazione, ma un vero e proprio diritto soggettivo, quando ricorrono i presupposti previsti dalla legge. Raccontare e spiegare queste decisioni è essenziale, perché solo attraverso una corretta applicazione delle norme e un uso consapevole della giurisprudenza si può garantire un equilibrio tra l’esercizio del potere amministrativo e la tutela effettiva dei diritti fondamentali. Grazie per l’ascolto e alla prossima puntata di Diritto dell’Immigrazione.
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    6 min
  • Protection complémentaire et droit à la vie privée _ arrêt du Tribunal de Bologne du 12 décembre 2025, registre général 13822 de 2025
    Dec 20 2025
    Protection complémentaire et droit à la vie privée : arrêt du Tribunal de Bologne du 12 décembre 2025, registre général 13822 de 2025 Bonjour, je suis Maître Fabio Loscerbo et voici un nouvel épisode du podcast Droit de l’immigration. Dans cet épisode, nous analysons une décision particulièrement importante rendue par le Tribunale Ordinario di Bologna le 12 décembre 2025, inscrite au registre général 13822 de 2025, qui aborde de manière claire et structurée la question de la protection complémentaire fondée sur le droit au respect de la vie privée et familiale, au sens de l’article 19 du texte unique italien sur l’immigration. L’affaire concerne une ressortissante étrangère présente en Italie depuis de nombreuses années et ayant construit une vie désormais solidement enracinée sur le territoire italien. L’autorité de police avait rejeté la demande de protection complémentaire en se fondant sur l’avis défavorable de la Commission territoriale et en estimant que le niveau d’intégration sociale n’était pas suffisamment démontré. Le Tribunal de Bologne, par sa décision du 12 décembre 2025, a au contraire accueilli le recours, en réaffirmant des principes juridiques qui devraient être aujourd’hui bien établis, mais qui continuent à être ignorés dans la pratique administrative. Le Tribunal précise avant tout que la protection complémentaire ne requiert pas la preuve d’un risque de persécution ni de traitements inhumains ou dégradants. Le cœur de l’analyse se situe ailleurs : il s’agit de vérifier si l’éloignement du territoire national entraînerait une violation concrète du droit à la vie privée et familiale. Ce droit ne se limite pas aux liens familiaux au sens strict, mais englobe l’ensemble des relations sociales, affectives et professionnelles qu’une personne a construites au fil du temps. Dans le cas d’espèce, le Tribunal a accordé une importance particulière à des éléments factuels très concrets : la longue durée de séjour en Italie, la présence stable du noyau familial, la scolarisation des enfants, l’activité professionnelle — même lorsqu’elle est de nature saisonnière ou discontinue — ainsi que l’autonomie en matière de logement. Pris dans leur ensemble, ces éléments dessinent un projet de vie réel et structuré, qui ne peut être sacrifié sur la base d’appréciations abstraites ou purement formelles. Un point central de la décision concerne le principe de proportionnalité. Le Tribunal de Bologne rappelle que l’éloignement d’une personne déjà intégrée ne peut être justifié que par des raisons concrètes et actuelles liées à la sécurité nationale ou à l’ordre public. En l’absence de telles raisons, l’arrachement au contexte de vie construit en Italie constitue une atteinte injustifiée aux droits fondamentaux, contraire à l’article 8 de la Convention européenne des droits de l’homme. La décision se penche également sur la notion d’intégration, en précisant qu’elle ne doit pas être comprise comme un résultat idéal ou total. Il n’est pas exigé une intégration pleine, irréversible ou définitive. Il suffit de démontrer un effort appréciable d’insertion dans la société italienne, à travers le travail, la participation à la vie familiale et sociale, et la création de relations stables. Il s’agit d’une lecture réaliste, conforme à la finalité même de la protection complémentaire, qui vise à protéger des situations humaines concrètes et non des modèles théoriques. Une importance particulière est également accordée au régime transitoire. Le Tribunal réaffirme que, la demande ayant été introduite avant l’entrée en vigueur du décret dit « Cutro », la législation antérieure demeure applicable. Il en résulte la reconnaissance d’un titre de séjour d’une durée de deux ans, autorisant l’exercice d’une activité professionnelle, renouvelable et convertible en titre de séjour pour motifs de travail. Cet aspect, souvent négligé dans la pratique administrative, est pourtant déterminant dans la vie quotidienne des personnes concernées. L’arrêt du Tribunal de Bologne du 12 décembre 2025, registre général 13822 de 2025, s’inscrit dans une jurisprudence désormais consolidée et confirme que la protection complémentaire ne constitue pas une concession discrétionnaire de l’administration, mais bien un véritable droit subjectif lorsque les conditions prévues par la loi sont réunies. Expliquer et diffuser ces décisions est essentiel, car ce n’est que par une application correcte des règles et une utilisation consciente de la jurisprudence qu’un juste équilibre peut être garanti entre l’exercice du pouvoir de l’État et la protection effective des droits fondamentaux. Merci pour votre écoute et à très bientôt pour un nouvel épisode de Droit de l’immigration.
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