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Page de couverture de Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta

Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta

Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta

Auteur(s): Giuseppe Cocco
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PENISOLABELLA l'Italia raccontata da Giuseppe Cocco Borzone de Signorio Sabelli, divulgatore geografico, storia e storie dei viaggiAutori del Grand Tour, per conoscere l'Italia minore con la M maiuscola, più grande giardino emozionale diffuso.

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Art Essais et carnets de voyage Nourriture et vin Sciences sociales
Épisodes
  • Il calzolaio di Gravina da «Baroni e contadini» di Giovanni Russo
    Nov 18 2025
    Maggio 1951

    La ferrovia che da Gioia del Colle porta a Gravina attraversa un paesaggio brullo e malinconico.
    Gli orti, gli agrumeti, i filari di alberi da frutta, che si succedevano senza intervalli, lungo la costa, fino a Bari, hanno ceduto il posto, nell'interno, ha una terra da cui affiora una pietra grigia e porosa come quella della pomice.
    Con queste pietre i contadini hanno costruito muretti per delimitare i fondi o hanno elevato grossi mucchi sul terreno.
    È la terra delle Murge, l'altro volto della Puglia, quello che essa ha in comune con il Mezzogiorno agricolo arretrato e depresso.
    Su questo terreno sassoso pascolano le greggi e gli olivi gracili sembrano alberi selvatici, dove sorge qualche casale che pare abbandonato.
    Gravina è all'inizio di un altopiano dove la pietra è scomparsa e il terreno è verdeggiante e più fecondo.
    La strada che conduce il paese è larga e in discesa.
    Sui muri delle case sono affissi dei manifesti semi strappati: alcuni inneggiano a De Gasperi e al ministro Petrilli, che è venuto giorni fa a tenere un discorso sulla riforma agraria, altri ai Comitati della terra, organizzati dai comunisti.
    Un grosso avviso annuncia che il territorio di Gravina è stato compreso nella legge stralcio.
    Oggi, che è domenica, i carretti riposano in fila, con le stanghe in aria, dinanzi alle stalle, stanzoni dove sono depositate le selle e sono allineati alle mangiatoie cavalli e muli.
    La strada è piena dell'odore della paglia e del letame.

    Luoghi narranti narrati o citati: Gioia del Colle - Gravina (in Puglia) - Museo Santomaso - Murge - Altamura

    Se VUOI puoi cliccare sul link che trovi qui sotto per ASCOLTARE tutti i podcast di «Baroni e contadini» https://penisolabella.blogspot.com/2025/11/baroni-e-contadini-di-giovanni-russo.html

    “Baroni e contadini", insieme con i “Contadini del Sud" di Scotellaro e “Le parrocchie di Regalpetra” di Sciascia, è stato tra le più importanti testimonianze sul Mezzogiorno. Giovanni Russo mette a confronto il Sud del dopoguerra con le sue miserie secolari e il suo patrimonio di civiltà e di lotte sociali con i temi centrali della questione meridionale degli anni Ottanta.

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    33 min
  • Calcio e letterati da «Roma fuggitiva» di Carlo Levi
    Nov 18 2025
    L’influenza avvolge la città di Roma come una bruma sottile di tiepide goccioline di sudore: un'influenza leggerissima, quasi inesistente, una febbretta che se la misuri scompare, una stanchezza che non sai se venga di dentro o di fuori, dal tempo incerto e mutevole, dalla fatica o dalla minuscola epidemia; una sorta di noia, o disgusto che non sai se venga dallo spirito e dalla moda letteraria del tempo o dai nuovissimi virus che si diffondono invisibili.
    In questo stato di incertezza svogliata, mentre non sai se devi considerarti sano o malato, se devi stare a letto o alzarti ed uscire, e ogni gesto e azione sembra pesantissima, ogni odore e sapore disgustoso, ogni desiderio incomprensibile, e il senso interno del corpo fa del mondo di fuori una specie di ovatta umida e caldiccia, nella quale gli interessi più urgenti si affidano a una pazienza rassegnata al domani, il telefono tuttavia squilla, ancora più fastidioso del solito, portando, come pesi malaticci, gli altrui bisogni, le sollecitazioni, le richieste, gli affetti.

    Se VUOI puoi cliccare sul link che trovi qui sotto per ASCOLTARE tutti i podcast di «Roma fuggitiva» https://penisolabella.blogspot.com/2025/10/roma-fuggitiva-tra-1951-e-1963-di-carlo.html

    È una città eterna e «fuggitiva», nobilissima e plebea, sempre in bilico tra il cammeo e la patacca, quella raccontata da Carlo Levi in questi scritti, che «sembrano inseguire Roma, nel suo splendore fuggitivo, nelle mosse in cui la sua bellezza pare espandersi, aprirsi a un nuovo sviluppo civile». Sfila in queste pagine intense, scritte tra il 1951 e il 1963, una moltitudine di tipi e personaggi, veri ritratti parlanti e gesticolanti di un mondo popolare, di antichissima civiltà, governato dalla più flemmatica e scettica filosofia di vita e insieme dotato di sorprendente vitalità.

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    8 min
  • I giocattoli giapponesi da «Roma fuggitiva» di Carlo Levi
    Nov 17 2025
    Col passare degli anni, le feste, le grandi feste collettive, devono apparire, a chi invecchia, sempre meno gradevoli e tollerabili, sempre più obbligatorie, rituali e conformistiche, sempre più prive, fino a mancarne del tutto, di quell’aria di attesa e di speranza, di quel piacere dell'azione comune e dell'occasione, di quel vago immaginare degli incontri e delle scoperte, che gli rimangono soltanto come un dolente ricordo dell'età giovanile e perduta.
    E certo il conformismo della festa è un fatto reale per chi in altri tempi l'ha vissuta o contemplata, poiché essa, salvo trascurabili varianti della moda, si ripete identica nel suo carattere rituale, ed è nuova soltanto per i nuovi giovani che, hanno per anno nuovi, prendono il posto, sul selciato di Piazza Navona, dei vecchi che si ritirano e si chiudono a chiave nei loro case.
    La Befana di Piazza Navona, la più grande festa dell'anno, la più romana, la più antica, col suo frastuono agreste e pagano, i fischietti come migliaia di grilli nella notte estiva del freddo inverno, e il rumore roco delle raganelle, il verso campestre delle chiocce sull'aia, e tutti i pulcini di Roma che guardano i palloni e i lumi, è una vera immagine dell'eterna immutabilità.

    Luoghi narranti narrati o citati: Piazza Navona

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    È una città eterna e «fuggitiva», nobilissima e plebea, sempre in bilico tra il cammeo e la patacca, quella raccontata da Carlo Levi in questi scritti, che «sembrano inseguire Roma, nel suo splendore fuggitivo, nelle mosse in cui la sua bellezza pare espandersi, aprirsi a un nuovo sviluppo civile». Sfila in queste pagine intense, scritte tra il 1951 e il 1963, una moltitudine di tipi e personaggi, veri ritratti parlanti e gesticolanti di un mondo popolare, di antichissima civiltà, governato dalla più flemmatica e scettica filosofia di vita e insieme dotato di sorprendente vitalità.

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    10 min
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