Obtenez 3 mois à 0,99 $/mois

OFFRE D'UNE DURÉE LIMITÉE
Page de couverture de Unica Radio Podcast

Unica Radio Podcast

Unica Radio Podcast

Auteur(s): UnicaRadio.it
Écouter gratuitement

À propos de cet audio

Radio degli studenti universitari di Cagliari. Mission del media è raccontare il movimento culturale e la città nei suoi molteplici aspetti© Unica Radio Musique Politique Relations Sciences sociales
Épisodes
  • Manolo Perazzi: tra squilibrio, rischio e videogioco. La danza come spazio critico al FIND 2025
    Dec 11 2025
    Un percorso tra corpo, memoria e tecnologia, dove il disequilibrio diventa motore creativo e la scena si trasforma in un videogioco fatto di ironia, collisioni e scelte imprevedibili.

    Oggi ai microfoni di Unica Radio abbiamo incontrato il coreografo e performer Manolo Perazzi, ospite del Festival Internazionale Nuova Danza 2025, protagonista della masterclass del 30 novembre alla Scuola di Danza Assunta Pittaluga e della performance Reloading, in scena sabato 29 novembre a Sa Manifattura.

    Perazzi spiega come il suo lavoro si fondi sull’uso del disequilibrio come generatore di movimento: quando il corpo perde l’asse verticale, nasce un’energia che, trasformata, apre a nuove traiettorie. La caduta diventa così un motore creativo capace di produrre continui stati fisici in evoluzione, guidati dall’istinto e dall’ascolto.

    Il rischio come apertura al nuovo

    Nella sua masterclass, basata su release, lavoro a terra e improvvisazione, Perazzi invita i partecipanti a disaffezionarsi dalle forme note del corpo. Il rischio — di cadere, sbagliare, spingersi oltre — è lo strumento per scoprire nuove possibilità motorie. Il performer sottolinea quanto questo processo sia complesso per chi ha una formazione strutturata: si tende sempre a riproporre ciò che già si conosce. Lo squilibrio, invece, obbliga a inventare, a trovare vie d’uscita impreviste.

    Reloading: il palco come videogioco

    Con Reloading, ideato in colleborazione con Sara Catellani e Stefano Roveda, Perazzi porta in scena un videogioco immaginario dove gli interpreti diventano avatar guidati da comandi esterni. Frasi tratte da social, propaganda, media televisivi e cronaca si intrecciano con il movimento, generando un mosaico di memorie condivise tra infanzia pop, rituali sociali e attualità. Il rapporto tra corpo e voce non è mai didascalico: un performer pronuncia una frase, un altro la traduce fisicamente, creando slittamenti di senso che riflettono la nostra relazione con l’eccesso di informazioni e la perdita del libero arbitrio digitale.

    La danza come atto politico

    Perazzi definisce la danza — intesa come movimento, non come sequenza di passi — un atto politico: un modo di abitare lo spazio, relazionarsi agli altri, sviluppare senso critico e consapevolezza. Condividere un’area comune, rispettarne i confini, attraversarla: tutto questo educa alla responsabilità e alla presenza.

    Cosa lascia FIND 2025

    Dalla masterclass, Perazzi spera che i partecipanti portino con sé qualcosa dell’esperienza condivisa, per lo spettcaolo Reloading, desidera che il pubblico torni a rivederlo: come ogni videogioco, lo spettacolo cambia ad ogni “partita”, offrendo finali e percorsi sempre diversi.

    Voir plus Voir moins
    14 min
  • Annamè: una storia che interroga le coscienze e rompe il silenzio
    Dec 10 2025
    Annamè: Un dialogo letterario che affrontava la violenza sistemica contro le donne, intrecciando responsabilità civile, memoria collettiva e radici mediterranee.

    Lo scrittore Giuseppe Cristaldi conversava ai microfoni di Unica Radio, introduce i temi centrali del suo ultimo lavoro letterario dal titolo Anna. L'idea di narrare la storia di Annamè non emergeva da un singolo episodio ispiratore, ma era piuttosto la manifestazione di un profondo e ineludibile senso di responsabilità civile. L'autore sentiva la necessità morale di confrontarsi con quella che definiva una vera e propria mattanza in corso, perpetrata quotidianamente ai danni della donna. Cristaldi spiegava che proveniva da lunghe esperienze in cui seguiva innumerevoli storie, ognuna delle quali conteneva una sua inconfondibile unicità, ma tutte inevitabilmente legate da un unico e terribile comune denominatore: la violenza.

    Il Personaggio di Annamè

    Il personaggio di Annamè emergeva nel racconto con una dualità notevole, essendo sia straordinariamente forte che intrinsecamente fragile. Giuseppe Cristaldi rivelava che lo interessava in particolare penetrare il senso dell'essere al mondo di una figura che era, in senso lato, una "figlia del peccato," una bambina costretta a crescere senza la figura paterna. Il padre di Annamè veniva emblematicamente chiamato dall'autore un marinaio di terra, simbolo di promesse effimere e diffuse nel vuoto. La madre era una giovane donna senza alcun sostegno stabile. La stessa nascita di Annamè si collocava in un contesto quasi presepiale: avveniva in una umile cantina, sotto il fiato di due volpini e al flebile tepore di una stufa a cherosene che, pur non scaldando a sufficienza, teneva compagnia.

    Dietro la costruzione narrativa e l’immagine simbolo del romanzo

    Nei passaggi successivi della sua analisi, Giuseppe Cristaldi raccontava come la scrittura di servizio guidasse ogni scelta narrativa e come Anna derivasse interamente da episodi autentici che avevano caratterizzato vite reali. L’autore descriveva la scena alla quale rimaneva più legato: il parto di Annamè, evento che si svolgeva in un vortice improvviso di cooperazione femminile, quasi epico nella sua essenza. La madre, sorpresa dalle doglie, fermava un automobilista e si metteva alla guida, mentre una vicina la aiutava a sistemare la bambina sul sedile posteriore. Questa immagine di coalizione immediata rappresentava, per Cristaldi, il simbolo più nitido del libro: un esempio di solidarietà istintiva, collettiva, che mostrava come nella fragilità emergesse la forza delle relazioni umane.

    Voir plus Voir moins
    8 min
  • Latte+: la danza come specchio delle nostre ferite invisibili
    Dec 9 2025
    Latte+: Un viaggio nell’universo poetico e inquieto di Salvatore Sciancalepore, tra dinamiche emotive, violenza invisibile e potenza fisica della danza contemporanea, in scena al Find 2025.

    Ospite ai microfoni di Unica Radio, Salvatore Sciancalepore racconta la sua ricerca coreografica legata allo spettacolo Latte+, previsto in scena venerdì 21 novembre a Sa Manifattura, e alla sua masterclass che si terrà il 20 novembre presso la scuola Assunta Pitaluga. Salvatore intreccia tecnica, ascolto e un profondo lavoro sul linguaggio fisico, e descrive il workshop come uno scambio sincero: un modo per riconoscere che, al di là dei ruoli, l’emotività umana è un terreno comune.

    Durante la masterclass, i partecipanti lavoreranno su una partitura estratta da Latte+, sperimentando una pratica condivisa che privilegia percezione, micro-movimenti e costruzione emotiva. Questo processo crea un confronto vivo, in cui la dimensione tecnica si fonde con quella dramaturgica.

    Kubrick, il cinema e la violenza ciclica

    L’immaginario di Stanley Kubrick è una delle ispirazioni principali del lavoro Latte+. Sciancalepore, dichiarato cinefilo, racconta come Arancia Meccanica abbia segnato la sua sensibilità artistica sin da giovanissimo. Nel creare Latte+, non ha tradotto il film letteralmente in danza, ma ha estratto il concetto di violenza reiterata e ciclica, riportandolo sulle esperienze quotidiane: bullismo, omofobia, violenza di genere e dinamiche oppressive che ancora attraversano la società contemporanea.

    La violenza invisibile: la salute mentale come ferita collettiva

    Al centro della ricerca c’è ciò che non si vede ma si sente: la violenza silenziosa. Salvatore individua nella salute mentale una delle forme più sottovalutate di sofferenza. L’incapacità sociale di percepire un disagio non visibile genera distanza, incomprensione e solitudine. La danza, in questo contesto, diventa un mezzo per dare corpo all’invisibile.

    I corpi come testimonianza

    Nel lavoro con gli interpreti – Sally Demonte, Sofia Filippi, Flavia Giuliani, Rocco Suma, Gennaro Todisco e Sofia Zanetti – il coreografo ha chiesto di partire dalle proprie ferite. Non si tratta di rappresentare la violenza, ma di incarnarla, sentendone il peso fisico e restituendo al pubblico una verità cruda ma umana.

    Cosa vedrà il pubblico al Find 2025

    Lo spettacolo si articola in tre macro-scenari che affrontano dinamiche come bullismo, patriarcato interiorizzato, identità queer e anestetizzazione emotiva. L’obiettivo è scuotere lo spettatore, spingerlo a riconoscere quanto dolore collettivo abbiamo normalizzato.

    La responsabilità della danza oggi

    Per Salvatore, la danza ha il compito di raccontare ciò che non vogliamo vedere, restituendo complessità a un presente che rischia di diventare indifferente. Latte+ è un invito a non abituarsi alla violenza e a continuare a parlarne.

    Voir plus Voir moins
    11 min
Pas encore de commentaire