Épisodes

  • Cycle Hub: la rivoluzione a pedali di Kety Piras
    Jul 13 2025
    Oggi a Unica Radio B Podcast vi proponiamo un'intervista a Kety Piras, urban cyclist e fondatrice di Cycle Hub, un progetto innovativo che fonde sostenibilità, inclusione sociale e mobilità dolce. Scopriamo insieme il racconto di chi ha trasformato una passione in un’officina meccanica, un punto di ritrovo culturale e un centro pulsante per la comunità di Pirri.

    Kety Piras è un'urban cyclist e attivista e ora fondatrice del Cycle Hub, uno spazio nato per unire mobilità sostenibile, comunità locale e cultura. Dopo anni di esperienze nel mondo della micromobilità e una formazione all’Università di Verona come esperta promotrice della ciclabilità, Kety ha deciso di dare vita a un luogo che fosse molto più di una semplice officina.

    Un punto di riferimento a Pirri

    Cycle Hub nasce dall’esigenza concreta di creare uno spazio fisico dedicato alla mobilità sostenibile, alla condivisione e all’incontro. Per anni, Kety Piras ha osservato quanto fosse difficile, a Cagliari, trovare un posto dove parlare di ciclabilità, confrontarsi su idee nuove, organizzare attività e costruire relazioni. Così è maturata la decisione di creare un luogo che fosse più di un’officina, un punto di riferimento per il quartiere, dove le persone potessero sentirsi accolte, ascoltate e coinvolte in un progetto di comunità e cambiamento urbano. Cycle Hub nasce per rispondere a questo bisogno: offrire uno spazio autentico, accessibile e vivo, pensato per chi crede in un modo diverso di muoversi e vivere la città.

    Officina, coworking, cultura

    Nato come officina meccanica per biciclette, il Cycle Hub si è trasformato rapidamente in un luogo dinamico e multifunzionale. Oggi ospita coworking, eventi culturali, presentazioni di libri e laboratori creativi. Il progetto ha ricevuto il sostegno del bando Resto al Sud. Kety ha seguito ogni fase: dalla progettazione del logo fino all’arredamento, pensato per far sentire ogni visitatore a casa.

    Innovazione e sostenibilità ambientale

    Il Cycle Hub è anche un esempio di sostenibilità ambientale concreta. Tra i servizi offerti spicca il bike wash enzimatico, un sistema di lavaggio completamente ecologico e privo di scarichi inquinanti. È inoltre presente un parcheggio temporaneo per bici e monopattini, pensato per chi si muove in città senza dover ricorrere all’auto.

    Una menzione speciale va alla collaborazione con Brompton, marchio inglese di biciclette pieghevoli, che ha scelto Cycle Hub come primo service center ufficiale in Sardegna. Un riconoscimento importante per l’impegno e la qualità del lavoro di Kety.

    Un messaggio a chi sogna il cambiamento

    Kety invita chiunque voglia cambiare la propria vita a iniziare da sé: “Scrivilo, parlane, cerca supporto. Il cambiamento non arriva da solo, bisogna costruirlo giorno dopo giorno, con testardaggine e visione”.

    Cycle Hub è oggi un modello di impresa femminile, inclusiva, ecologica e profondamente legata al territorio. Un piccolo seme piantato a Pirri, che punta a diventare una foresta di idee, relazioni e mobilità sostenibile.

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    23 min
  • Da Cagliari in Kazakistan con una Fiat uno per solidarietà
    Jul 12 2025
    Dalla Sardegna all’Asia Centrale, passando per Praga, in un rally che racconta il mondo che cambia con l’ironia di una Fiat Uno. Un viaggio che è anche un progetto sociale e culturale.

    Un’associazione sarda con una visione globale, un’auto leggendaria e la voglia di attraversare mezzo mondo. È così che Federico Gaviano e Luca Frongia, insieme a Gianghi e Duncan, hanno deciso di festeggiare i 25 anni di TDM, realtà attiva tra mobilità internazionale, educazione interculturale e progetti sociali. La loro avventura prende il nome di Mongol Rally, una folle corsa non competitiva che unisce equipaggi da tutto il mondo in un viaggio epico: dalla Sardegna fino al Kazakistan, passando per Praga e l’Asia centrale, a bordo di un’auto simbolo del passato italiano, la mitica Fiat Uno, ribattezzata “Fiamma”. Segui il progetto https://linktr.ee/tdmislanders

    La Mongol Rally 2025 è un rally non competitivo, senza premi, regole fisse o supporto tecnico. Ogni equipaggio viaggia con veicoli economicamente e meccanicamente inadatti, attraversando frontiere, deserti, catene montuose e città dimenticate. Lo scopo è umanitario e ambientale: raccogliere fondi per l’organizzazione benefica Cool Earth, che protegge le foreste tropicali e le comunità che le abitano. Il progetto TDM 25 Islanders è anche un omaggio ai 25 anni dell’associazione TDM 2000, con un team composto da giovani provenienti dalla Sardegna e da Malta.

    viaggio sostenibile, comunicazione dal vivo e spirito comunitario: il rally è anche un progetto sociale

    L’idea nasce per gioco, ma si trasforma presto in una sfida logistica, culturale e organizzativa. Dalla preparazione meccanica, curata da Gianghi, all’organizzazione dei documenti e dei visti per affrontare territori complessi come l’Iran, il Turkmenistan o la Russia. Duncan, architetto e presidente di TDM Malta, completa l’equipaggio con competenze tecniche e uno spirito profondamente legato alla Sardegna.

    L’auto, soprannominata Fiamma, incarna l’ironia del progetto: un veicolo "nuovo e perfetto"… solo nello slang di Cagliari. Ogni suo cigolio è una promessa di guasti e aneddoti da raccontare.

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    Un post condiviso da TDM 2000 Mongol Rally 2025 Team (@mongolrallytdm25)

    L’equipaggio del TDM 25 Islanders Mongol Rally riunisce quattro personalità complementari, unite dalla voglia di esplorare, raccontare e affrontare l’imprevisto con ingegno e spirito solidale. A guidare la spedizione c’è Luca Frongia, presidente di TDM2000, promotore dell’impresa e principale pilota del team, con il compito di tracciare la rotta dall’Europa al cuore dell’Asia centrale. Al suo fianco Federico, giornalista e comunicatore, è il cronista ufficiale della spedizione: documenterà l’intera avventura, trasformando strade, soste e incontri in un racconto collettivo.

    Parte fondamentale della squadra è Giangi, esperto in tecnologie, riparazioni e soluzioni ingegnose, pronto a intervenire in ogni situazione tecnica con creatività e prontezza. Infine Duncan, architetto e ingegnere maltese, co-pilota e logista, con una lunga esperienza internazionale e un ruolo chiave nell’organizzazione e nella tenuta dell’equipaggio. Quattro ruoli diversi, una sola missione: portare la loro mitica Fiat Uno “Fiamma” fino in Kazakistan, sostenendo nel frattempo il progetto ambientale Cool Earth.

    Mongol Rally non è solo un viaggio su quattro ruote: è un gesto simbolico e concreto per promuovere cause sociali e ambientali. Ogni squadra, infatti, si impegna a raccogliere fondi per sostenere progetti di responsabilità sociale, e TDM ha scelto di supportare Cool Art, iniziativa che fonde arte, sostenibilità e inclusione. Federico, giornalista e voce dell’avventura, cura la comunicazione social, condividendo ogni tappa via Instagram (@mongolrally_tdm_25), blog e GPS tracker, dove chiunque può seguire l’equipaggio in tempo reale.

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    10 min
  • Mark Hill e il Giallo della Strage di Bologna
    Jul 11 2025
    L’autore di Mitchell Rose and the Bologna Massacre, Mark Hill, si racconta ai microfoni di Unica Radio

    Unica Radio ha avuto il piacere di ospitare Mark Hill, autore del romanzo Mitchell Rose and the Bologna Massacre, per una conversazione approfondita sul suo nuovo e avvincente giallo. Il libro si immerge in un periodo cruciale della storia italiana, esplorando decenni di intrecci tra criminalità organizzata, servizi segreti e politica. Liberamente ispirato alla tragica strage di Bologna del 1980, il romanzo introduce un protagonista affascinante: il detective privato Mitchell Rose, londinese che si muove tra Milano e Bologna in cerca di verità.

    L'Ispirazione Nata dalla Storia

    L’idea del romanzo nasce da un incontro casuale ma potente con la storia italiana. Hill ha raccontato che l’ispirazione per scrivere è arrivata durante un corso d’inglese tenuto per un gruppo di giudici a Bologna, nel 2019. Lì, il tema della strage del 1980 è emerso con forza.

    “Mi ha preso talmente tanto,” ha confessato l’autore, da spingerlo a un’approfondita ricerca durata anni. Il lavoro è proseguito anche durante la pandemia, attraverso lo studio di testi di saggistica e documentazione storica.

    L'autore ha percepito che l’intero episodio era ricco di materiale narrativo, e che le molteplici teorie del complotto rappresentavano terreno fertile per una narrazione gialla. Pur mantenendo libertà creativa, Hill ha costruito una trama solida e documentata.

    Il Processo Creativo: Disciplina e Revisione

    Scrivere un romanzo di tale portata ha richiesto metodo e costanza. Hill ha descritto la sua routine quotidiana di scrittura: ogni mattina, per quattro ore, si dedicava al lavoro senza accettare altri impegni. Seduto al PC, iniziava semplicemente a scrivere.

    Ha realizzato file dettagliati per i personaggi, costruito l’intreccio narrativo e lavorato a più riprese sul testo, aggiungendo dialoghi e rivedendo la struttura. Il processo ha richiesto circa quattro mesi per una prima bozza.

    Hill sottolinea che “riscrivere è molto più difficile che scrivere” e confessa di essere severo con se stesso, anche disposto a scartare intere sezioni se non soddisfacenti. Il suo mantra è chiaro: “Devo rivedere, rivedere e sempre rivedere.”

    L'Unicità di Mitchell Rose: Angoscia e Fragilità

    Mitchell Rose è un uomo guidato dalla necessità di portare a termine un compito, di aiutare chi incontra, ma sempre mantenendo un approccio pragmatico. C’è una rete di complessità che lo circonda, ma che lui stesso fatica a comprendere.

    Anche se estraneo alla politica e diffidente verso le teorie del complotto, Rose finisce per leggere il mondo in termini di schieramenti, di “noi e loro”. La sua progressione nella vita è fatta di passi lenti e ostacoli, proprio come tanti investigatori della narrativa noir. Ma ciò che lo distingue è la sua umanità, la sua angoscia, la sua fragilità. Ed è proprio questa dimensione emotiva a creare un legame forte tra il protagonista e il lettore.

    La Soddisfazione della Pubblicazione e il Pubblico

    Il momento in cui un autore riceve la conferma da un editore è sempre speciale. Hill ha descritto la sua reazione alla proposta di Walless Publishing come un mix di gioia e orgoglio: “Sono stato contento, felice, orgoglioso di aver creato qualcosa che fosse considerato valido da una casa editrice importante.”

    Il romanzo si rivolge a diversi tipi di lettori: appassionati di crime, amanti del giallo, ma anche chi è interessato alla politica o desidera approfondire un periodo storico controverso. Attualmente disponibile in lingua inglese, Mitchell Rose and the Bologna Massacre sta riscuotendo un buon successo anche in Italia, segno che la storia ha saputo colpire nel segno.

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    7 min
  • “Mannoi”, le campane di Irgoli diventano un documentario
    Jul 10 2025
    Un viaggio profondo nella tradizione campanaria di Irgoli, dove i rintocchi non scandiscono solo il tempo, ma raccontano la vita di una comunità intera. Un documentario umano e toccante che nasce da un’eredità familiare e diventa restituzione collettiva.

    Nel cuore della Sardegna, le campane di Irgoli non si limitano a segnalare l’ora o l’arrivo di una festa. Sono memoria viva, suono collettivo, passaggio tra generazioni. Da questa consapevolezza nasce Mannoi, il documentario di Riccardo Santorsola e Irene Coni, presentato in anteprima nella piazza del paese, come un dono restituito alla comunità da cui ha preso forma. Un progetto realizzato con il contributo del comune di irgoli. L’idea prende vita grazie a Luca Lai, giovane campanaro e amico degli autori, che desiderava conservare le suonate del nonno. Da qui, la trasformazione da semplice registrazione a narrazione cinematografica collettiva.

    Per Irene Coni, musicologa, è stato naturale esplorare le diversità stilistiche delle suonate, notando come ogni campanaro sviluppi un tocco personale, trasmettendo non solo tecnica ma anche sensibilità. In Mannoi si osserva come bambini di sei o sette anni inizino a suonare, affiancati dagli anziani in un passaggio di saperi che non ha bisogno di parole. È una scuola spontanea, costruita su sguardi, suoni e gesti che resistono al tempo e alle trasformazioni.

    Suonare per raccontare, tramandare per unire

    Nel documentario emerge con forza il valore intergenerazionale della pratica campanaria. I giovani si ispirano ai più esperti, li imitano, li affiancano. Sorprende scoprire che in un paese piccolo come Irgoli esistano più scuole di suonata, ciascuna con le sue sfumature. Cinque campane, oggi, ma solo tre vengono suonate a mano: ogni rintocco cambia in base al contesto – lutto, festa, battesimo – come se raccontasse una pagina diversa della vita comunitaria.

    Le riprese, spesso all’interno del campanile, sono state rese possibili grazie al legame personale con la comunità. Questo ha permesso uno sguardo intimo, autentico, rispettoso. L’unico ostacolo reale è stato lo spazio angusto del campanile, ma anche questo ha restituito forza e ritmo al racconto. Il documentario solleva anche interrogativi sul ruolo delle donne: nessuna ha mai suonato, ma nulla vieta che possa accadere. La forza fisica non è un limite, conta la resistenza e il desiderio di esserci.

    Un documentario che restituisce emozioni a una comunità

    Mannoi ha mostrato due Pasque, a distanza di un anno: nella prima, solo Luca e il nonno; nella seconda, il campanile era pieno. Una crescita che dà speranza per il futuro. Riccardo racconta della rotazione spontanea dei suonatori durante le cerimonie, del rispetto delle tempistiche sacre, dell’attesa del canto a concordu. Irene, invece, sottolinea l’importanza della restituzione pubblica, perché chiunque potesse fermarsi a guardare e sentire. Durante la proiezione in piazza, il silenzio collettivo ha detto tutto: attenzione, rispetto, emozione. Un cinema all’aperto che ha unito e commosso.

    La colonna sonora, curata insieme a musicisti e etnomusicologi, ha arricchito il racconto, dando corpo e profondità al patrimonio sonoro del paese. Mannoi non è solo un documentario: è un atto d’amore per Irgoli, una finestra aperta su una cultura che ancora resiste, vive e si trasmette.

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    15 min
  • Passione e vita l’energia unica della Maestra Myriam Campus
    Jul 9 2025
    Danzatrice Coreografa e Insegnante di danza classica e contemporanea. Con una carriera consolidata da un’esperienza profonda e tanta passione. Una straordinaria professionalità quella di Maestra Myriam Campus che ha saputo intrecciare il linguaggio artistico e quello sportivo in un percorso che coinvolge diverse generazioni. Un percorso che unisce la danza alle emozioni in ogni movimento La Maestra Myriam Campus, apprezzata danzatrice, coreografa e insegnante di danza classica e contemporanea, si dedica con intensità e passione al dialogo tra arte e vita, offrendo ben più di una formazione tecnica. Fin dagli esordi la sua sensibilità verso la danza trasmette la consapevolezza che ogni passo rappresenta: un frammento di un percorso umano e creativo. La passione per la danza nasce quando Myriam avverte il primo richiamo di suoni e gesti: a soli sette anni, frequenta la sua prima scuola, dove scopre come il corpo esprima emozioni che nessuna parola riesce a trasmettere. È in quell’istante che comincia a percepire la danza non come semplice disciplina ma come spazio di comunicazione universale. Questo si collega a esperienze di esibizioni e stage nazionali, in cui la dimensione intima del gesto diventa strumento di crescita personale e condivisione di valori comuni. Una carriera consolidata alle spalle Con una carriera consolidata da un’esperienza profonda e da una straordinaria professionalità, la Maestra Myriam Campus intreccia il linguaggio artistico e quello sportivo in un percorso che coinvolge diverse generazioni. Attraverso il culto della danza e l'impegno nella formazione, trasmette non solo conoscenze tecniche e accademiche, ma anche valori umani essenziali. La sua attività rappresenta un ponte tra arte e vita, dove la disciplina si fa esperienza, crescita e consapevolezza. La sua professionalità verso un percorso formativo, segna la consapevolezza che insegnare significa fare crescere il proprio vissuto dentro altri. In questo modo la danza assume le connotazioni di un linguaggio corporeo verbale, in cui il corpo racconta storie, emozioni e vita. Myriam Campus vive ogni movimento come un dialogo tra mente, cuore e spettatore: un canale che apre a percezioni più profonde, permettendo a chi danza e a chi osserva di intraprendere un’esperienza condivisa. Un passo verso l’alchimia del corpo e dell’anima Quando la Maestra Myriam comprende che la sua esistenza e la danza devono diventare un unico fluire, quel momento prende la forma di consapevolezza: la danza non è più un’attività, ma una scelta di vita. All'apertura al mondo dell'arte, segue una decisione interiore, quando capisce che ogni gesto, ogni coreografia, non può rimanere limitata alla scena ma deve continuare a vivere oltre, in chi la affronta come disciplina quotidiana. La fusione tra l’essere e il muoversi si concretizza diventando un “passo a uno”: quel legame tra corpo e anima che trasforma la danza in un'«alchimia» – parola usata per spiegare la fusione intima tra tecnica, sentimento e regola. Si tratta di un vero e proprio equilibrio tra rigore e poesia, tra disciplina e creatività, tra scuola di danza e laboratorio di sogni. La danza, quindi, si trasforma in un linguaggio non verbale: ogni gesto, ogni rotazione, ogni sospensione comunica. La mente di chi danza interiorizza una trama di strutture, tempi e contrasti; il cuore di chi osserva riceve un messaggio, una vibrazione, un racconto che va oltre il visibile. È un’esperienza che solleva la coscienza, portando a percepire “nell’astratto un senso ancora più espanso dell’essere”. La Maestra Myriam lo spiega come un percorso in cui il corpo diventa un catalizzatore di emozioni, un mezzo che educa mente, corpo e spirito insieme, generando un dialogo intimo tra chi crea e chi osserva Spazio sacro e disciplina: un binomio necessario Secondo la Maestra Myriam, l’arte rappresenta uno spazio sacro all’interno della vita. Questa sacralità influisce sul corpo e sull’anima, favorendo benessere psico-fisico e sensibilità spirituale. La danza, in particolare, concentra il corpo in movimenti precisi, respiri profondi e attenzione interiore, rendendo l’esperienza un momento di meditazione attiva. La mente si sviluppa, il cuore si apre, la coscienza si espande. Tutto questo avviene quando la disciplina diventa un compagno fidato, plasmando la costanza giornaliera e la ricerca della perfezione in movimento. Al centro del messaggio della Maestra Myriam Campus vi è la disciplina: essa trascende la componente tecnica e diventa valore di vita. La disciplina nella danza rimanda a regole precise e all’impegno costante, che tuttavia non chiudono ma moltiplicano la libertà espressiva. Spiega che la costanza rappresenta il segreto per trasformare un sogno in obiettivo raggiunto, con pazienza e determinazione. Ritiene che le nuove generazioni debbano imparare che il talento, se non accompagnato da impegno quotidiano, rischia di rimanere dormiente...
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    28 min
  • Federico Esu: Nodi e Itaca, connessioni in Sardegna
    Jul 8 2025
    Nel cuore dell’intervista radiofonica, Federico Esu racconta la nascita di Nodi, un progetto che supera la logica delle semplici reti per costruire connessioni umane, valorizzare i percorsi non lineari, ascoltare le storie di chi è partito, rimasto o tornato in Sardegna, e riscrivere il senso di comunità attraverso il dialogo e il desiderio di riconoscimento e appartenenza.

    Nel panorama delle iniziative culturali e sociali che cercano di restituire valore ai territori marginalizzati, il progetto Nodi si distingue per la sua capacità di costruire connessioni autentiche, inclusive e resilienti. In un’intervista radiofonica intensa e profonda, Federico Esu, fondatore di Nodi e del podcast Itaca, spiega l’origine e la visione di un progetto che vuole cambiare la narrazione sulla Sardegna, troppo spesso legata all’idea di “fuga di cervelli”.

    Connessioni autentiche: il cuore del progetto Nodi.

    Nodi nasce infatti come un’alleanza dinamica tra persone e competenze, con l’obiettivo di creare uno spazio in cui la diversità dei percorsi, le fragilità e i cambiamenti non siano visti come ostacoli, ma come elementi fondamentali per generare valore. A differenza delle reti professionali tradizionali, il progetto punta a “fare sistema”, promuovendo il dialogo intergenerazionale, interculturale e interdisciplinare. Il concetto di “sistema” qui non è sinonimo di efficienza, ma di relazioni significative, riconoscimento reciproco e condivisione.

    Attraverso il programma di mentoring sviluppato da Nodi emergono bisogni profondi, come il desiderio di essere ascoltati, di sentirsi connessi e di trovare un proprio spazio all’interno della comunità. Le storie raccolte da Itaca, il podcast gemello del progetto, raccontano esperienze di chi ha lasciato l’isola, di chi ha deciso di restare o di chi è tornato con nuove idee e visioni. Queste voci formano un tessuto narrativo che restituisce complessità, umanità e speranza a una terra troppo spesso raccontata in termini di mancanze.

    Federico Esu chiude l’intervista riflettendo sul nodo che non scioglierebbe mai: il legame con le sue origini, gli affetti, la lingua e l’appartenenza emotiva a una terra che continua a generare domande, visioni e possibilità. Con Nodi e Itaca, la Sardegna si riappropria del diritto di raccontarsi con le sue parole, nei suoi tempi, e attraverso le sue storie.

    Con Nodi e Itaca, Federico Esu invita a riscoprire la Sardegna come luogo di legami, ascolto e possibilità. Un'isola che non trattiene né respinge, ma connette, valorizzando ogni storia. Un progetto che dà voce ai percorsi personali e costruisce una comunità più aperta, inclusiva e consapevole.

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    11 min
  • Menu certificato bio in Sardegna: innovazione nei ristoranti
    Jul 7 2025

    Un nuovo passo verso la valorizzazione del biologico in Sardegna: nasce il primo menu certificato bio per i ristoranti dell’isola, un’iniziativa promossa dal Distretto Bio della Sardegna sotto la guida del presidente Andrea Campurra. Questo progetto rappresenta un’importante innovazione per il settore ristorativo regionale, che punta a garantire qualità, sostenibilità e trasparenza ai consumatori.

    Un menu certificato bio per garantire qualità e sostenibilità nei ristoranti sardi

    Il lancio del primo menu certificato biologico nei ristoranti della Sardegna è una grande opportunità sia per i produttori biologici locali sia per gli operatori della ristorazione. Secondo il presidente Andrea Campurra, questo menu non solo offre una garanzia di qualità al cliente finale, ma risponde anche alle esigenze di un mercato sempre più attento alla provenienza e alle caratteristiche organiche degli alimenti. Grazie al rigoroso processo di certificazione, un ente terzo verifica il rispetto di standard molto stringenti, assicurando che il menu sia composto da prodotti biologici al 100% e possibilmente a chilometro zero.

    Il tour nazionale per promuovere il biologico: obiettivi e tappe future

    L’iniziativa del menu bio nasce nell’ambito di un progetto più ampio promosso dalla Regione Sardegna, che ha portato il Distretto Bio a organizzare un tour in dieci tappe in tutta Italia per promuovere l’agricoltura biologica e i prodotti certificati. Attraverso seminari, tavoli consulenziali e villaggi del biologico, l’obiettivo è creare una rete nazionale che valorizzi la produzione biologica, con un’attenzione particolare al territorio sardo. La tappa più recente si è svolta a Cuneo, con un evento che culminerà a ottobre durante la Fiera Internazionale del Marrone.

    La rete come chiave per il successo: collaborazioni e sostegno istituzionale

    Il progetto gode del sostegno di realtà importanti come Coldiretti, Campagna Amica, Confcommercio e la Fondazione di Sardegna. Per il presidente Campurra, costruire una rete solida è fondamentale per diffondere la cultura del biologico, puntando non solo ai ristoranti ma anche alle mense scolastiche e sanitarie. Solo con un impegno collettivo si può creare una massa critica in grado di sostenere una crescita reale del settore, promuovendo il cibo sano e di qualità sulle tavole di tutti.

    Ostacoli e prospettive future per il menu certificato bio

    Tra le principali difficoltà del progetto vi è la possibile reticenza dei ristoratori a sostenere i costi iniziali di certificazione e ad adottare nuovi standard. Tuttavia, il Distretto Bio della Sardegna ha già siglato un accordo con dieci ristoranti pilota, offrendo di coprire il primo anno di certificazione grazie a un finanziamento regionale. Questa strategia mira a superare le barriere iniziali e a diffondere con più facilità il menu bio. Inoltre, cresce l’interesse da parte degli operatori locali, con richieste e curiosità che promettono una buona adesione nei prossimi mesi.

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    7 min
  • Nicola Paderi, tra musica, bellezza ed emozioni: il successo di “KAOS”
    Jul 6 2025
    Artista, imprenditore e beauty expert: Nicola Paderi racconta a Unica Radio la sua rinascita musicale, il primo posto tra gli emergenti e la forza espressiva del suo singolo "KAOS".

    Oggi ai microfoni di Unica Radio abbiamo avuto il piacere di ospitare Nicola Paderi, artista poliedrico che coniuga estetica, comunicazione e musica. Il suo ultimo singolo, "KAOS", lo ha portato al primo posto tra i 50 migliori artisti emergenti italiani, confermando il suo talento nel panorama indipendente.

    Nicola si racconta con sincerità: classe 1978, parrucchiere e imprenditore nel settore della bellezza da oltre 20 anni, ha lanciato un brand di prodotti per capelli e, al tempo stesso, non ha mai abbandonato la passione per il canto. “Fin da piccolo il canto è sempre stato parte di me”, racconta.

    Tra musica e impresa, un equilibrio conquistato Diviso tra l’impegno imprenditoriale e l’anima da cantautore, Nicola riesce a creare musica di notte, tra una pausa e l’altra dal lavoro. Per lui, ogni progetto artistico è una sfida da affrontare con dedizione e perfezionismo.

    Nel 2022 ha pubblicato "Vivo este amor", il suo primo singolo, cantato in spagnolo. “Una lingua che mi ha sempre affascinato – spiega – musicale e intensa, come le emozioni che volevo trasmettere”.

    "KAOS": un progetto nato dal dolore Dopo un periodo difficile, segnato da un breakdown emotivo, Nicola ha trovato nella musica una valvola di sfogo. Da lì è nato “KAOS”, un brano autobiografico che racconta il dolore, ma anche la forza di risalire. “Anche nei momenti peggiori – dice – si può trovare la luce”.

    Il singolo affronta le emozioni più crude e personali, ma lancia anche un messaggio di speranza: nonostante tutto, è possibile ricominciare.

    L’estetica come espressione di sé Parallelamente alla musica, l’estetica ha sempre avuto un ruolo centrale nella sua vita. “Sentirsi belli aiuta a sentirsi meglio”, afferma, citando anche l’effetto terapeutico che un semplice taglio può avere su chi sta attraversando momenti duri.

    Per Nicola la cura dell’immagine non è superficialità, ma uno strumento per rafforzare l’autostima e affrontare meglio la quotidianità.

    Futuro: tra eventi e nuove canzoni Guardando al futuro, Nicola si gode il successo di "KAOS" e anticipa eventi dal vivo legati al singolo. Inoltre, è in discussione un nuovo brano in italiano da pubblicare a Natale. “Di sicuro non mi fermo”, conclude.

    Un artista da seguire, che ha fatto della contaminazione tra musica, emozioni e bellezza la sua cifra distintiva.

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    7 min