Qui parla la volontà - e la saturazione - di un cittadino e poeta nell'Italia degli ultimi decenni.

Parla il pensiero dato nella voce, cioè in un microfono opposto a quello della divina Propaganda.

Propaganda con cui una superomistica e disumanizzata borghesia, anche aiutata da una polverosa aristocrazia, ha realizzato dal dopoguerra in poi la distruzione della cultura popolare e intellettuale di questo Paese (la "cultura alta", come la chiamava Gramsci: poeti, scrittori, musicisti, scultori, la lingua stessa ecc., in cui la civiltà dovrebbe allevare se stessa), per imporre la propria cultura bassa e la propria disumanità, già procedenti sulla strada della borghesizzazione iniziata con la rivoluzione industriale.

Oggi questa classe, composta dai cosiddetti "poteri forti", è venuta parzialmente allo scoperto: industria, finanza, banche, ideologie nazifasciste, ideologie riformiste, tradimenti di centrosinistra, massoneria ecc. e dunque una serie di elementi sono ormai chiari a un pensiero-voce che osservi e lotti tutto questo.

L'antipropagandista (alias Poetainazione) vuole indicare alla riflessione e alla meditazione soprattutto il livello culturale di questo blocco di potere, ovvero la sua cultura bassa imposta dall'alto, congegnata come ordigno; ordigno i cui effetti sono sia un'esplosione verso il passato, spazzanti via la cultura italiana e umana nella sua realtà secolare, sia un'esplosione nel presente, spazzante via ogni verità residuale e ogni portatore di verità.

Queste mie lettere all'Italia, anche registrate senza un testo ma ragionando a braccio nella trincea seppur di retroguardia della mia casetta, secondo la forza della mia benedetta e maledetta percezione, intendono lanciare una bomba al contrario. Una presa di coscienza e una presa di distanza dalla borghesia dominante nella sua economia-politica, nel suo giornalismo, nel suo divertimento, nella sua letteratura, nel suo cinema ecc. Un rifiuto fiero e completo di questo Potere, per restituire al mittente tale irradiamento culturale e proporre una controcultura, non solo filosofica ma concretata nei fatti, che sia basata sulla verità.

In parole povere, non propongo di modificare il capitalismo, che è immodificabile, ma di rivoluzionarlo.

Riscoprire l'uomo nel consumista, il cittadino nel borghese, il saggio nel fascista, l'individuo nell'omologato, il puro nel corrotto, il coraggioso nel servile, l'ampio nel gretto, l'umile nel vanitoso, l'empatico nel cinico, l'intelligente nello stupido, il vivo nel depresso, e lasciare dietro le spalle i mostri (tutti! ogni industriale, ogni neofascista, ogni banchiere, ogni burocrate ecc.) con una spinta intellettuale e umana che sia propulsiva almeno quanto la potenza che essi esercitano su di noi.