
Ogni ora una vittima, ogni giorno un silenzio: il prezzo della complicità
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A morire non sono “terroristi”, come si affanna a ripetere la propaganda bellica, ma donne, bambini, anziani. Ieri almeno 19 persone sono state schiacciate in una calca nel tentativo di ottenere un sacchetto di aiuti. E la fame — come denuncia l’UNRWA — è un’altra arma di guerra: la malnutrizione acuta tra i minori sotto i cinque anni è raddoppiata da marzo. Una generazione intera condannata alla fame prima ancora di conoscere la pace.
Intanto, a Washington si discute di cessate il fuoco con il Qatar. A Bruxelles, si tergiversa. E in Italia, il governo esprime “preoccupazione”, mentre la presidente Meloni ringrazia i servizi segreti per il lavoro “a Gaza”. Il linguaggio resta opaco, ma l’allineamento è chiaro. Il massacro è sotto gli occhi di tutti, ma la reazione è calibrata sull’elettorato, non sul diritto.
Il relatore ONU Francesca Albanese parla apertamente di genocidio e chiede azioni concrete. L’UE, per voce di Borrell, decide di non punire Israele. Un’omissione che pesa quanto la complicità.
La storia, quando arriva, non chiede permesso. E questo capitolo, già oggi, si scrive col sangue dei civili e l’inchiostro lavato via dai governi che hanno scelto di guardare altrove.
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