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  • Lo sguardo obliquo del filosofo

  • La filosofia della Mangusta 02.06
  • Auteur(s): Zap Mangusta
  • Narrateur(s): Zap Mangusta
  • Durée: 30 min

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Page de couverture de Lo sguardo obliquo del filosofo

Lo sguardo obliquo del filosofo

Auteur(s): Zap Mangusta
Narrateur(s): Zap Mangusta
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Description

Capitolo II - Socrate 

Perché abbiamo bisogno di Socrate, oggi? Per imparare a pensare. Per diventare capaci di farci le domande giuste. Per difenderci. E non farci influenzare dai media, dalle mode e dalla propaganda. Per sviluppare in modo autonomo il nostro pensiero, anche se non è in linea con le opinioni della maggioranza. Per diventare coerenti, più consapevoli dei nostri comportamenti. Per avvicinarci alla verità. Per tutelare la nostra privacy e le nostre diversità. Per accrescere la fiducia in noi stessi. Perché sotto la sua guida tutti possiamo diventare filosofi. Per superare i regionalismi: Socrate era un pensatore "globale" che a chi gli chiedeva da dove provenisse, rispondeva: "Non sono un cittadino di Atene, ma un cittadino del mondo".

Episodio 6 - Lo sguardo obliquo del filosofo

Socrate non lascia niente di scritto. Non ama la scrittura, non gli è congeniale, la considera come il prodotto di un percorso solitario che ha la pretesa di diventare un manifesto assoluto. Crede di più nel dialogo, nella forza della parola che, con la sua potenza evocativa, permette di andare alla ricerca della verità e di avvicinarsi a lei, quanto più è possibile. Del resto nemmeno Gesù e Buddha hanno mai scritto. Di loro hanno parlato i discepoli, spesso nemmeno contemporanei. Perché il loro compito non è mai stato quello di far diventare più istruite le persone, ma piuttosto quello di formarle.

Socrate crede nel contatto umano e nello sguardo. Nel "Simposio" Platone dice che quando Socrate guardava i suoi "intervistati", li osservava dal basso in alto, esercitando il tipico "sguardo obliquo" che contraddistingue i "curiosi dello spirito" che vogliono indagare sulla controparte. È uno sguardo fuori prospettiva, che cerca di mettere a fuoco le cose, senza mai guardare dritto nel centro, perché sa che è inutile osservare il mondo con il centro della pupilla, se si vuole scovare qualcosa di sconosciuto, nel suo sfuggente dispiegarsi. Socrate è mosso da una passione genuina verso il suo interlocutore, deve conoscerlo, per tuffarsi con lui nel Mare dei Grandi Dubbi e guidarlo verso le rive della consapevolezza. E lo fa grazie all'acume di quello sguardo "obliquo", che diventa così il simbolo stesso della conoscenza.

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