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Dal feeling ai dati: scalare coaching e mentoring in azienda

Dal feeling ai dati: scalare coaching e mentoring in azienda

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In questa seconda puntata della nuova stagione di #RadioNext, Giacomo Gentili, co-founder e chief product officer di Pack, mette a terra un’idea semplice per HR e line manager: coaching e mentoring funzionano quando sono progettati come un prodotto, orchestrati in digitale e misurabili. La piattaforma porta in remoto ogni sessione, gestisce onboarding e matching in modo data-driven e usa feedback continui per leggere impatto e progressi; l’algoritmo suggerisce una shortlist di professionisti (fino a dieci) sulla base di più di 20 variabili, poi si passa alle “sessioni di chimica” per validare il feeling umano. Niente raccolta di dati sensibili dalle videochiamate: la misurazione serve a migliorare il percorso, non a invadere la sfera personale.

Per le aziende italiane il primo ostacolo non è tecnico ma culturale: chiarire cosa distingue mentor e coach cambia aspettative e KPI. Il mentor trasferisce esperienza e risponde alle domande; il coach abilita l’autonomia delle risposte. Domanda chiave per chi guida people development: come trasformare questa distinzione in brief chiari per i fornitori e in metriche di efficacia condivise con il business?

Sul fronte organizzativo, la domanda di senso (e la volatilità) resta alta. Programmi di mentoring/coaching aiutano a gestire l’incertezza e, quando fanno emergere un mismatch, persino un’uscita può essere letta come costo evitato e chiarezza guadagnata. Grandi imprese: impatto più rapido grazie alla scala; PMI: la leva è il “mindset” dell’imprenditore. E l’AI? Oggi è supporto al professionista; domani avatar per scalare a tutta la popolazione. Siamo pronti a integrarli senza erodere l’esperienza umana che fa funzionare davvero questi percorsi?

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