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Gaza, l’ultima invenzione: il lager umanitario

Gaza, l’ultima invenzione: il lager umanitario

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Israele prepara un campo di concentramento a Gaza. Non è una metafora: il progetto, rivelato da Haaretz, prevede di trasferire 600mila palestinesi in un’area recintata a Rafah, sotto controllo militare, con accessi filtrati e libertà azzerata. Lo chiamano “campus umanitario”, ma non ci saranno scuole né ospedali: solo container, torrette di guardia e “regole speciali”. L’obiettivo dichiarato è «spingere la popolazione verso l’Egitto», in violazione palese del diritto internazionale.

Il piano è firmato da funzionari del ministero dell’Intelligence e sostenuto dai ministri estremisti del governo Netanyahu. “Una città non sarà”, ha detto lo storico Amos Goldberg, “sarà un campo di concentramento”. Michael Sfard, avvocato per i diritti umani, parla apertamente di crimini contro l’umanità. Il governo, intanto, tace. E così fa buona parte della comunità internazionale.

Dopo mesi di bombardamenti, fame, esecuzioni extragiudiziali e torture nei centri di detenzione, ora si normalizza anche la deportazione. È la fase finale di una guerra condotta non solo contro Hamas, ma contro l’intera popolazione civile. Non si chiama sicurezza. Si chiama disumanizzazione sistematica. E chi la guarda in silenzio non è spettatore: è carnefice travestito da codardo.

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